PROGETTO “MAD IN ITALY”
Il progetto Mad in Italy è nato da una “chiacchierata”, fatta tra pubblicitari depressi in un momento di depressione dell’Italia. E perché proprio noi avremmo potuto essere dei giusti consiglieri per dire cosa fare a chi già ogni giorno impiega tutte le proprie forze per mandare avanti un’azienda?
Non prendeteci troppo sul serio, noi siamo i primi a non farlo. Il destino delle imprese, lo diciamo agli imprenditori, va affidato a validi consulenti di gestione aziendale o a business angel, se si è all’inizio dell’avventura. Ma in fondo ai cuori di chi si occupa di impresa, se rimane un po’ di spazio, è auspicabile che venga lasciato un posto anche per la buona comunicazione. Facciamo in modo che venga fatta senza bisogno di far vedere tette o culi, senza bisogno di eccedere in brillantini e gloss, che tanto in Italia, più aggiungi lucido da scarpe e più si capisce che il tuo prodotto è un pacco.
Il fotografare alcuni imprenditori italiani, i veri “Mad in Italy”, in camicia di forza, ha avuto il merito di fare notizia per defribrillare un paziente che rischiamo di perdere: la capacità italiana di produrre idee che funzionino.
Se ci pensate, in quei venticinque anni scarsi che seguirono il boom economico, l’Italia è riuscita ad esprimere la propria classe politica più autorevole (su ogni fronte dell’arco parlamentare), il suo migliore giornalismo, il suo migliore cinema.
Quando le imprese funzionano, funziona il Paese e si attivano le menti più fervide di ogni settore. Facciamo ripartire l’economia, diamo credito agli imprenditori, meglio se giovani, e avremo un futuro più ricco di personalità di livello. Altrimenti, per i prossimi trenta anni saremo costretti a continuare a chiamare in causa Aldo Moro, Enrico Berlinguer, Sandro Pertini e Monicelli, Montanelli, Pasolini.
L’Italia ha bisogno di gente nuova, capace di dire e fare cose importanti, gente che non fugge perché altrove si sta meglio. Anche se questo può sembrare una pazzia, i folli che restano faranno grande l’Italia.